“Perplexity: La Nuova Sfida per Google e il Futuro dei Diritti d’Autore nell’IA”

Le logo de la start-up Perplexity, le 4 janvier 2024. Il logo della start-up Perplexity, il 4 gennaio 2024. DADO RUVIC / REUTERSGoogle ha motivo di preoccuparsi. Con il nuovo motore di ricerca della società Perplexity, che utilizza l’intelligenza artificiale (IA), l’accesso sembra senza limiti. Se vuoi trovare un vecchio articolo del New York Post che racconta la prima visita dell’autore allo Shea Stadium di New York, basta chiedere “Puoi darmi l’articolo completo?” per ottenerlo istantaneamente. Non c’è più bisogno di abbonarsi ai giornali.La storia è ben visibile nella denuncia presentata dal gruppo News Corp, proprietario del Wall Street Journal (WSJ) e del New York Post, contro la start-up. Una denuncia per “copiatura illegale e massiccia di articoli protetti da copyright”. Come se non bastasse, Perplexity è accusato anche di aggiungere dettagli agli articoli. Il WSJ cita un articolo sulla consegna di aerei F-16 all’Ucraina che, fornito dalla società, include improvvisamente citazioni mancanti nel pezzo originale.

Il gruppo editoriale, di proprietà del magnate dei media Rupert Murdoch, non è l’unico a prendersela con Perplexity. La rivista Wired definisce la società una “bullshit machine” (“macchina delle fandonie”) in una lunga indagine in cui la accusa di aggirare le barriere messe in atto dai siti per controllare i loro contenuti.

“Condivisione dei ricavi”

Questo è un grosso problema per la giovane impresa di San Francisco (California), che intende proporre una soluzione alternativa al celebre robot conversazionale ChatGPT, funzionando come un motore di ricerca che indica le fonti delle sue risposte. Per definizione, questi assistenti sviluppano la loro intelligenza assorbendo tutto il contenuto di Internet. Si trovano quindi costantemente di fronte alla questione dei diritti d’autore. OpenAI, creatore di ChatGPT, è in causa con il New York Times su questo argomento.

Per questo motivo, OpenAI ha deciso di firmare accordi con media come il Wall Street Journal, il Financial Times o Le Monde, che gli hanno concesso il diritto di utilizzare i loro contenuti per il suo apprendimento. Perplexity, che parla piuttosto di “condivisioni dei ricavi”, dovrà affrontare questa questione se vuole sopravvivere in questa nuova giungla. Tanto più che la giovane azienda, sostenuta da Jeff Bezos, SoftBank e Nvidia, sta cercando di raccogliere più di 500 milioni di dollari (462 milioni di euro) in un nuovo round di finanziamento che valorizzerà la società a più di 8 miliardi di dollari.

I media pensavano di aver vinto la battaglia contro la pirateria negli anni 2000, ma ora si trovano a combattere di nuovo con l’IA. Con una differenza: la capacità delle macchine di creare contenuti originali rimette in discussione il rapporto con le fonti e la verità dei fatti. Un aspetto che può davvero lasciare perplessi.

Fonte: www.unite.ai/it

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