Perché alcuni paesi dicono ‘no’ a DeepSeek?

DeepSeek R1 Robot Conversazionale

L’irruzione del robot conversazionale R1 della start-up cinese DeepSeek ha stupito l’industria tech. Tuttavia, appena lanciato, diversi governi hanno già limitato il suo utilizzo, invocando minacce per la sicurezza nazionale o potenziali fughe di informazioni sensibili. Ecco un riepilogo della situazione attuale.

Chi ha vietato DeepSeek?

L’Italia è stato il primo paese a aprire un’inchiesta su DeepSeek, vietando alla start-up di trattare dati di utenti italiani. Nel 2023, l’ente di vigilanza italiano aveva già bloccato temporaneamente il chatbot di OpenAI, ChatGPT, per motivi di privacy.

Dopo l’Italia, le autorità di Taiwan hanno vietato ai loro funzionari e alle infrastrutture chiave di utilizzare le applicazioni della start-up cinese, citando rischi per “la sicurezza nazionale dell’informazione”. Questa decisione è stata seguita pochi giorni dopo dall’Australia.

In Corea del Sud, diversi ministeri, incluso quello che gestisce le relazioni con la Corea del Nord, hanno bloccato l’accesso a DeepSeek sui loro computer. Queste misure riguardano anche i “PC militari”. Lunedì, le autorità sudcoreane hanno annunciato il ritiro di DeepSeek dai negozi di applicazioni locali mentre esaminano come la start-up cinese gestisce i dati degli utenti.

Negli Stati Uniti, è stata presentata una proposta di legge da parte di alcuni parlamentari per impedire l’uso di DeepSeek – definito come “un’azienda affiliata al Partito Comunista Cinese” dal rappresentante Darin LaHood – sui dispositivi del governo per motivi di sicurezza informatica.

Cosa temono?

Le condizioni generali di DeepSeek contengono una sezione sulla trasmissione dei dati personali a terzi, molto simile a quella di ChatGPT, il robot conversazionale del suo rivale americano OpenAI. Ma “in Cina, quando il governo richiede l’accesso ai dati degli utenti, le aziende sono legalmente obbligate a fornirli”, osserva Youm Heung-youl, docente e specialista della sicurezza dei dati all’università di Soonchunhyang in Corea del Sud.

Secondo la politica di privacy di DeepSeek, la start-up cinese raccoglie anche informazioni sulle “pressioni dei tasti”, ovvero qualsiasi interazione che un utente ha con una tasto della tastiera.

Preoccupazioni giustificate?

“Nessuna grande azienda della tecnologia è politicamente neutra”, sottolinea Vladimir Tikhonov, professore di studi coreani all’università di Oslo. “Google memorizza i dati relativi alla cronologia di navigazione ed è ingenuo pensare che non vengano condivisi con agenzie governative quando ne fanno richiesta”. Tuttavia, Tikhonov riconosce che la collaborazione delle grandi aziende tecnologiche con le autorità cinesi è probabilmente “più approfondita”.

Pechino, dal canto suo, afferma che il governo cinese “non esigerà mai da aziende o individui di raccogliere o memorizzare illegalmente dati”. La Cina ha denunciato le restrizioni recentemente imposte da diversi paesi, vedendo in esse una “politicizzazione delle questioni economiche, commerciali e tecnologiche”.

DeepSeek, una sorpresa?

Per gli esperti, DeepSeek è emerso grazie agli investimenti massicci della Cina negli ultimi anni nella ricerca e sviluppo. Secondo i dati della Camera di commercio sudcoreana, la Cina è al secondo posto nel mondo per investimenti in ricerca e sviluppo, subito dopo gli Stati Uniti.

“Considero (l’emersione del robot conversazionale R1, ndr) un colpo calcolato preparato prima dell’era Trump, e dovremmo prestare attenzione alle seconde e terze ondate di DeepSeek”, avverte Park Seung-chan, professore di economia cinese all’università sudcoreana di Yongin.

Quali lezioni?

DeepSeek afferma di aver utilizzato chip H800, meno performanti di altri modelli ma autorizzati per l’esportazione verso la Cina fino alla fine del 2023. “Se DeepSeek ha davvero utilizzato gli H800, significa che anche senza semiconduttori all’avanguardia, potrebbero essere ottenuti risultati simili con semiconduttori standard, a patto che il software sia buono”, spiega Park Ki-soon, professore all’università Sungkyunkwan in Corea del Sud.

Ciò potrebbe stravolgere l’industria dei semiconduttori, di cui la Corea del Sud e Taiwan sono all’avanguardia. “Paesi come gli Stati Uniti e la Cina investono risorse e talenti considerevoli nello sviluppo di software”, sottolinea Park Ki-soon, per cui DeepSeek è la prova che tutti i governi dovrebbero supportare maggiormente questo settore.

Fonte: www.europe1.fr

Esegui l'accesso per Commentare.