Le sfide dell’intelligenza artificiale nel riconoscimento delle lingue dei segni

Si attribuiscono molti benefici all’intelligenza artificiale (IA) generativa. Secondo i suoi ferventi sostenitori, questa tecnologia, di cui ancora fatichiamo a misurare completamente il potenziale meno di due anni dopo il lancio del chatbot ChatGPT, avrebbe, tra le altre cose, il potere di facilitare la comunicazione delle persone sorde e ipoudenti con il loro entourage, a scuola o al lavoro.

È quanto sperano decine di ricercatori, sviluppatori e imprenditori. Qui, una start-up propone l’adattamento dei siti web in lingua dei segni britannica o americana, grazie a un avatar umano generato dall’IA; là, una piattaforma commercializza una soluzione di sottotitolaggio automatico per persone sorde; qui ancora, un’associazione cerca di creare un’applicazione di traduzione per facilitare gli scambi tra persone che usano la lingua dei segni e udenti… Per ora, però, i promotori di questi progetti faticano a comprendere completamente le sottigliezze delle lingue dei segni e di quella che alcuni chiamano la “cultura sorda”.

«Non ci sono abbastanza dati sulle lingue dei segni»

Lingua dei segni francese (LSF), lingua dei segni americana, lingua dei segni tedesca… Esistono nel mondo decine di lingue dei segni, ciascuna corrispondente a insiemi di codici diversi. Una prima difficoltà per chi desidera addestrare strumenti di comunicazione potenziati dall’IA per questo pubblico disabile, secondo la sviluppatrice Emmanuelle Aboaf. «Ogni paese ha il proprio modo di procedere, di analizzare i dati, di catturare la sua lingua dei segni: ciò complica l’apprendimento da parte dell’intelligenza artificiale», osserva la francese, lei stessa sorda dalla nascita e impegnata a favore dell’accessibilità attraverso il digitale.

Questi linguaggi visivi e gestuali nazionali come la LSF, all’interno dei quali si trovano persino specificità regionali, continuano ad arricchirsi nel tempo. Sviluppare uno strumento capace di riconoscere i segni richiede quindi di creare e aggiornare enormi banche dati. Questo è ciò a cui si dedica Davy Van Landuyt, capoprogetto all’interno dell’Unione Europea dei Sordi, da tre anni. Questa organizzazione non governativa, che rappresenta i sordi di 31 paesi europei, ha ottenuto dall’Unione Europea il finanziamento, dal 2021 al 2023, di due progetti di traduttori che utilizzano l’IA generativa: SignON ed Easier.

Paula, l’avatar généré par IA dans le cadre du projet européen Easier, sera à terme capable de pratiquer sept langue des signes différentes, dont la LSF.

Paula, l’avatar generato dall’IA nell’ambito del progetto europeo Easier, sarà in grado di praticare sette lingue dei segni diverse, tra cui la LSF. EASIER

Tuttavia, è proprio sulla costituzione delle basi di dati di addestramento che queste iniziative, ancora in fase di ricerca e sviluppo, incontrano difficoltà. «Il problema principale è che non ci sono abbastanza dati sulle lingue dei segni per l’apprendimento automatico dell’IA», osserva Davy Van Landuyt. «Siamo costretti a lavorare con dati che coprono migliaia di frasi provenienti da ambiti limitati, mentre, ad esempio, Google lavora con centinaia di milioni di frasi per Google Translate.»

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Fonte: www.lemonde.fr

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