ChatGPT e l’IA: Rivoluzione o Delusione? Un’Analisi Sulla Reazione dei Francesi

ChatGPT, una rivoluzione? Se è così, avanza solo a piccoli passi.

Quasi i tre quarti dei francesi non hanno mai provato questo strumento di generazione di testo tramite intelligenza artificiale (IA), secondo un sondaggio online del Reuters Institute for the Study of Journalism (RISJ) condotto ad aprile – tra i campioni di popolazione di sei paesi intervistati, solo i giapponesi sembrano essere ancora meno attratti. Mancanza di notorietà, difficoltà di accesso, diffidenza o sfiducia: le ragioni sono molteplici.

Anche tra i francesi che l’hanno provato, la questione dell’utilità delle IA conversazionali divide: secondo il sondaggio del RISJ, quasi la metà dei francesi che hanno testato ChatGPT hanno abbandonato lo strumento dopo uno o due tentativi, mentre un terzo di loro lo utilizza almeno una volta alla settimana. Come può lo stesso strumento essere entrato così rapidamente nella vita quotidiana di tanti francesi e risultare altrettanto inutile agli occhi di molti altri? Per capirlo, abbiamo lanciato un appello a testimonianze a cui hanno risposto 180 lettori di Le Monde, e abbiamo poi realizzato una serie di interviste con studenti provenienti da diversi percorsi formativi, ma accomunati dal fatto di aver provato ChatGPT o i suoi concorrenti, Gemini e Copilot.

Diffidenza e fastidio

Tra i più scettici dei nostri testimoni ci sono quelli per cui il primo contatto ha convalidato una diffidenza: dopo aver verificato le affermazioni che questi strumenti sono in grado di fornire con grande sicurezza in un francese impeccabile, hanno riscontrato delle approssimazioni o persino delle “allucinazioni”: citazioni false, sentenze della Corte di cassazione inesistenti, fonti universitarie inventate, ecc. Per molti, l’energia necessaria a verificare ogni risposta, ogni testo, annulla l’utilità stessa di programmi pensati per risparmiare tempo. «Ho presto smesso di usarlo», riassume Martine Checa, 70 anni.

La questione non è solo quella della verità, ma anche della qualità. Tra i detrattori, molti sono utenti perfezionisti, con un rapporto passionale con ciò che producono. Per loro, è semplice: i testi generati dall’IA sono semplicemente peggiori di quelli che potrebbero scrivere loro stessi. «È trito e ritrito», racconta Gabrielle Laget, insegnante di storia e pittrice di 43 anni. «Ho chiesto a ChatGPT di fare il mio profilo d’artista e il risultato era piatto e ripetitivo. Gli ho chiesto di immaginare una storia di fantascienza, era terribile e scontata. Per me, è il Magimix della creazione: ci viene venduto come uno strumento magico che fa tutto, ma in realtà produce solo zuppa.» Alcuni, delusi da questi programmi, deplorano anche il loro linguaggio, che trovano insipido rispetto al proprio stile. Altri rimpiangono persino la sostituzione delle imperfezioni che caratterizzano i loro testi. «La mia limitata singolarità mi soddisfa di più: è me, un essere umano», racconta un lettore.

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Fonte: www.lemonde.fr

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