OpenAI (ChatGPT) vince il primo round nella disputa con i titolari di diritti

OpenAI diritti d’autore: Due media statunitensi, che avevano intentato una causa contro l’azienda di intelligenza artificiale per questioni di diritto d’autore, si sono visti respingere la loro richiesta da un tribunale negli Stati Uniti.

È una prima vittoria per OpenAI, la società dietro ChatGPT, in uno dei suoi numerosi conflitti con autori, artisti, creatori e titolari di diritti. Giovedì 7 novembre, un tribunale federale di New York ha stabilito che il ricorso presentato da due media statunitensi, Raw Story e AlterNet, era infondato, come riportato da Reuters venerdì 8 novembre.

Lo scorso marzo, i due organi di stampa avevano citato in giudizio l’azienda di Sam Altman, tre mesi dopo un’azione simile intrapresa dal New York Times. Sostenevano che la società di IA avesse utilizzato in modo improprio i loro articoli per addestrare il proprio modello linguistico, senza rispettare la normativa statunitense sul copyright.

 


Un impatto limitato?

Da mesi, OpenAI e i suoi concorrenti affrontano diverse azioni legali intentate da autori e titolari di diritti, che li accusano di aver utilizzato i loro contenuti senza autorizzazione per addestrare i loro strumenti di IA.

In questo caso, OpenAI avrebbe recuperato gli articoli dei media per addestrare la propria IA generativa e, così facendo, avrebbe rimosso le indicazioni che specificavano che i testi erano protetti da copyright, secondo le accuse dei due media. Tali informazioni di gestione del diritto d’autore, tutelate dalla legge statunitense, sarebbero state eliminate, rendendo impossibile remunerare gli autori in caso di utilizzo dei loro contenuti.

 


L’argomento non ha convinto il tribunale federale di New York. Giovedì, il giudice ha respinto le richieste dei media, sostenendo che non era stato dimostrato un danno sufficiente. La denuncia è stata quindi respinta.

Questo caso potrebbe avere un impatto limitato, poiché, come spiegano i colleghi, l’azione legale si basava sulla rimozione delle indicazioni obbligatorie di gestione del copyright, e non sulla violazione dei loro diritti d’autore.

 


Secondo il giudice, “il danno presunto per il quale i querelanti chiedono un risarcimento non è la rimozione delle indicazioni obbligatorie, ma l’utilizzo degli articoli dei querelanti per sviluppare ChatGPT senza compensazione economica”.

OpenAI diritti d'autore

Fonte: www.01net.com

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