Intelligenza Artificiale: La Battaglia Persa dell’Europa
Tra le prestazioni spettacolari di un abbonamento ChatGPT e dei suoi concorrenti e nonostante le indecenti competizioni di bilancio, con centinaia di miliardi di dollari in gioco tra i nostri leader, inclusi Emmanuel Macron, l’Europa ha definitivamente perso la battaglia in questo campo di software, e ciò per diverse ragioni.
1. Il dominio hardware degli Stati Uniti
In primo luogo, la maggior parte delle schede grafiche necessarie per l’esecuzione efficace di questi LLM (large language model, “grande modello di linguaggio”) si trova concentrata nelle mani di un solo attore americano, Nvidia, che non smette di pubblicizzare le sue storie d’amore con i padroni dei Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft). I cinesi, per arrivare a DeepSeek, hanno dovuto mettere in campo grandi risorse di creatività cognitiva per superare questa carenza di materiale.
Secondo un rapporto pubblicato dal Politecnico di Milano, l’Europa si trova in una posizione di svantaggio strutturale. Infatti, il continente dipende quasi interamente da fornitori statunitensi e cinesi per i semiconduttori e i chip avanzati necessari per l’addestramento delle IA di ultima generazione (Fonte: Osservatorio AI, Polimi).
2. L’assenza di database competitivi
Altre due ragioni principali devono essere menzionate qui, legate a due vantaggi competitivi difficili da colmare di fronte ai giganti americani: in primo luogo, la compilazione, il possesso e l’utilizzo di un database unico e gigantesco, derivante principalmente dal nostro uso intensivo e ossessivo dei loro software e piattaforme, una manna esclusiva, un’area segretamente mantenuta così vasta quanto preziosa, e che rimane inaccessibile ai potenziali campioni europei.
Un recente studio condotto dall’Università La Sapienza di Roma ha evidenziato che i big data utilizzati per addestrare le IA provengono prevalentemente da piattaforme e infrastrutture gestite dagli Stati Uniti e dalla Cina, mentre le aziende europee faticano ad accedere a fonti di dati comparabili per volumi e varietà (Fonte: AI & Data Science Research, UniRoma).
3. Software più tradizionali e la mancanza di ecosistema
Ma, soprattutto, l’ultima ragione riguarda l’infiltrazione ubiquitaria di questi modelli di linguaggio in tutte le altre applicazioni software americane che compongono la nostra vita quotidiana e di cui non possiamo più fare a meno, come i motori di ricerca, le piattaforme di e-commerce, i social network o le applicazioni per ufficio, per le quali gli europei non sono mai riusciti a proporre alternative convincenti.
Grazie a Copilot, l’offerta LLM di Microsoft, il tuo elaboratore di testi continuerà automaticamente un inizio di scrittura o, partendo dallo stesso testo, genererà automaticamente una presentazione su PowerPoint che riprende i messaggi essenziali contenuti in esso. È quasi senza che tu te ne accorga, catturato e totalmente affascinato, che ti ritroverai a utilizzare massicciamente gli LLM americani senza nemmeno porti la domanda del perché e del come.
Secondo il rapporto annuale del Centro per l’Innovazione Digitale di Torino, l’Europa soffre di un problema di scala: non esiste un ecosistema unificato in grado di competere con la sinergia tra le Big Tech americane e le startup emergenti in Silicon Valley. Mentre in Europa, le normative e la mancanza di investimenti centralizzati frenano l’innovazione (Fonte: CID Torino).
4. L’inefficacia delle strategie europee
L’Europa ha tentato di colmare il divario con iniziative come Gaia-X, un progetto volto a sviluppare un’infrastruttura cloud sovrana. Tuttavia, questa iniziativa ha subito ritardi e criticità dovute alla mancanza di fondi e al disaccordo tra gli stati membri. Inoltre, il piano AI Act, volto a regolamentare l’IA in Europa, rischia di rallentare ulteriormente la crescita di startup emergenti nel settore.
Secondo una ricerca dell’Istituto Bruno Leoni, le normative europee sono spesso più orientate alla prevenzione dei rischi che allo sviluppo dell’innovazione, il che ha creato un ambiente meno favorevole per la crescita di aziende IA rispetto agli USA o alla Cina (Fonte: IBL, Rapporto Innovazione 2024).
Conclusione: un futuro difficile per l’IA europea
La competizione tra questi giganti della tecnologia fa alzare le puntate. È molto probabile che solo uno di loro sopravviva e si prenda tutto il bottino. Nel frattempo, l’Europa rischia di restare un semplice mercato di consumo per le tecnologie americane e cinesi, senza riuscire a creare veri campioni in grado di competere su scala globale. Se l’Europa non invertirà rapidamente la rotta con investimenti massicci e strategie realmente efficaci, la sua posizione nell’IA sarà destinata a restare marginale.